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Il 29 luglio 1997, il governatore della prefettura di Kumamoto ha dichiarato sicuro per il consumo il livello di mercurio presente nei pesci e nei molluschi della Baia di Minamata. La dichiarazione del governatore ha consentito la completa rimozione della rete che era stata posta nello sforzo di limitare il diffondersi della malattia, nota come morbo di Minamata, causata dalle condizioni ambientali e che per 23 anni ha impedito al pesce della baia, inquinato dal mercurio, di entrare nel mare.
Il mercurio organico (un composto di metilmercurio) venne scaricato nella Baia di Minamata dall'impianto industriale Chisso Minamata, per più di 30 anni fino al 1966, contaminando persone e animali. I sintomi principali del morbo di Minamata (avvelenamento da mercurio organico) sono tremori (tremiti o brividi involontari), disturbi sensoriali agli arti, mancanza di coordinamento muscolare, disturbi della parola e del linguaggio, restringimento del campo visivo e perdita dell' equilibrio. Tra l'agosto 1964 e il luglio 1965, anche nella parte inferiore del bacino del fiume Agano nella prefettura di Niigata si verificarono molti casi di persone che mostravano sintomi simili alle vittime del morbodi Minamata. Il morbo di Minamata nel 1968 ebbe il riconoscimento di malattia causata da inquinamento ambientale. Le vittime si appellarono alla Corte Distrettuale, all'Alta Corte ed alla Corte Suprema e l'ultima si pronunciò in loro favore. Quelli "non riconosciuti" come vittime della malattia di Minamata e che, malgrado tutto, richiedevano un risarcimento per essere trattati come tali, nel 1996 raggiunsero un accordo con il governo per una soluzione di massima dei loro casi: alle vittime "non riconosciute" cui furono riscontrati disordini sensoriali agli arti fu pagata una somma forfettaria. Tale risarcimento fu consesso a circa 10.000 persone delle prefetture di Kagoshima, Kumamoto e Niigata, compresi i deceduti.
In Giappone si è verificata una grave forma di inquinamento ambientale tra gli anni '60 e '70. Oltre al morbo di Minamata, altre malattie connesse all'inquinamento sono emerse, una dopo l'altra, come la malattia itai-itai, che scoppiò nel bacino del fiume Jinzu-gawa nella prefettura di Toyama, i disturbi respiratori delle cinture industriali di Tokyo-Yokohama, Nagoya e Osaka-Kobe, e l'avvelenamento cronico da arsenico del distretto di Toroku nella prefettura di Miyazaki. Queste forme di inquinamento furono il risultato delle priorità date alla rapida crescita economica e dell'abbassamento degli standard per la protezione della salute e della sicurezza della popolazione. Le conseguenze portarono il Giappone a stabilire dagli anni '60 in poi regole rigide per proteggere l'ambiente.
La regolamentazione sull'emissione della fuliggine e dei fumi, approvata nel 1962, fu incorporata nella Legge per il Controllo dell'Inquinamento dell'Aria del 1968. La Legge per la Tutela della Qualità dell'Acqua e la Legge per il Controllo delle Acque di Rifiuto Industriali, entrambe emanate nel 1958, furono integrate nella Legge per il Controllo dell'Inquinamento Idrico del 1970. In seguito, furono approvate altre leggi contro l'inquinamento, quali la Legge Base per il Controllo dell'Inquinamento Ambientale del 1967. Nel 1972, fu introdotta in numerose leggi la responsabilità colposa per il risarcimento, che considera le aziende responsabili dei problemi alla salute provocati dall'inquinamento, sia esso accidentale o no. Inoltre, nel 1993, la Legge Base per il Controllo dell'Inquinamento Ambientale fu sostituita dalla Legge Base per l'Ambiente.
Queste contromisure si sono risolte in politiche tese a contrastare l'avanzata dell'inquinamento, sebbene dovessero ancora entrare in vigore leggi per la valutazione ambientale. Infine, nel 1984, il Gabinetto decise di sottoporre a valutazione tutte le attività svolte in collegamento con il governo. Tuttavia, le amministrazioni comunali avevano già preceduto il governo nel varare un'ordinanza che predisponeva un sistema per condurre a buon fine la valutazione ambientale. Alla fine, la Legge per la Valutazione dell'Impatto Ambientale fu approvata dalla Dieta nel giugno 1997.
Un problema al centro dell'attenzione in Giappone è lo smaltimento dei rifiuti industriali scaricati da industrie e aziende. La Legge sulla Gestione dei Rifiuti e la Nettezza Pubblica del 1970 regola i metodi di smaltimento di alcuni rifiuti emessi da industrie ed aziende, come la fuliggine, il fango, l'olio di scarto, la plastica ed altri. I rifiuti industriali in Giappone hanno raggiunto, nel 1997, i 400 milioni di tonnellate, dato che supera di otto volte quello relativo ai rifiuti domestici. Esistono 2.700 impianti di smaltimento dei rifiuti industriali in tutto il paese. Ci si attende che raggiungano la piena capacità operativa in circa 2 anni.
D'altro canto, un aumento delle discariche illegali e la trascurata gestione degli impianti di trattamento hanno contaminato l'ambiente, causando l'inquinamento dell'acqua nelle aree circostanti. Infatti, un'indagine del Ministero della Sanità e Previdenza ha portato alla luce 200 casi di lamentele dei residenti che protestavano sia per gli impianti esistenti che per il piano di costruzione di nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti industriali.
I residenti di Teshima, nella prefettura di Kagawa, hanno sfidato le aziende di smaltimento dei rifiuti industriali e gli operatori che avevano portato nella zona e scaricato ingenti quantità di rifiuti industriali non consentiti. Le loro proteste e domande di risarcimento erano dirette anche contro la prefettura di Kagawa, investita del potere di sorvegliare che i rifiuti non siano introdotti nella zona. La città di Mitake, nella prefettura di Gifu, è stata la prima in Giappone ad indire un referendum per decidere se costruire o no un impianto di trattamento per lo smaltimento dei rifiuti. Nel referendum del giugno 1997, circa l'80% dei votanti si è opposto alla costruzione.
La Legge sul Controllo dei Rifiuti e la Nettezza Pubblica, secondo le modifiche del giugno 1997, impone dure sanzioni penali per lo smaltimento illegale dei rifiuti.
A causa della limitata superficie del territorio del Giappone, trovare lo spazio per sbarazzarsi dei rifiuti è un perenne problema: il ricorso all'incenerimento dei rifiuti è stato fatto per necessità, di conseguenza la diossina rilasciata dagli inceneritori è diventata un problema che il Giappone è stato costretto ad affrontare. La diossina è il composto di tetraclorodibenzo-para-diossina che ha la tendenza ad accumularsi nel corpo e causare il cancro e malformazioni nei feti.
Nel dicembre 1990, il Giappone fissò la normativa per la diossina e adottò misure di prevenzione. Queste misure stabilivano però solamente le norme relative alle condizioni di funzionamento dell'inceneritore e la quantità di diossina che avrebbero emesso i nuovi inceneritori; esse non affrontavano il problema di fissare limiti per gli inceneritori esistenti.
Nuove norme, stabilite nell'agosto 1997, fissarono gli standard per l'emissione della diossina a 1-5 nanogramma per metro cubo d'aria da raggiungere in cinque anni per gli inceneritori esistenti, saltuariamente in funzione, e un rigido 0,1-5 nanogramma per metro cubo d'aria per quelli di nuova costruzione.
Attualmente sono ancora operativi in Giappone molti inceneritori costruiti prima che fosse emanata la normativa del 1990. Questo è il caso della gran parte degli inceneritori tra i 105 che superavano gli 80 nanogramma per metro cubo d'aria, lo standard necessario per urgenti contromisure, secondo lo studio pubblicato nel giugno 1997. In queste circostanze, le aspettative sono riposte sulle amministrazioni comunali competenti perché attuino le strategie necessarie.
Si è supposto che la diossina possa essere eliminata a temperature tra gli 850·C e i 900·C e oltre. Sono allo studio nuove misure incentrate sull'installazione di un dispositivo che aumenti l'efficienza della combustione e raffreddi la fuoriuscita dei gas di scarico. Il Ministero della Sanità e Previdenza Sociale ha adottato una politica di sviluppo di un impianto inceneritore su larga scala per trattare i rifiuti provenienti da una vasta area. A causa degli altissimi costi di costruzione e manutenzione, della necessità di una camera di combustione modificata e della volontà di affrontare il problema della diossina, le amministrazioni comunali hanno visto le loro finanze dissanguate dall'adempimento di queste nuove misure.
Naturalmente, risultati di più vasta portata si otterrebbero mediante comportamenti in grado di contrastare il passo all'emissione di diossina. Le plastiche e i vinili, usati come materiale da imballaggio monouso a causa del loro basso costo, sono diventati la causa primaria dell'emissione di diossina e dell'aumento dei rifiuti; essi inoltre causano danni agli inceneritori. E' importante prendere misure per ridurre i rifiuti, selezionando i rifiuti di plastica, non bruciando i vinili, riciclando e riducendo l'imballaggio in eccesso. Vi è un movimento di consumatori giapponesi che chiede l'uso di materiali alternativi al cloruro di vinile, e vi sono alcune persone che si astengono dal comprare cibi confezionati con involucri di quel materiale.
Un altro problema del Giappone è l'inquinamento ambientale causato dalle alte tecnologie , creato dalle industrie all'avanguardia come quelle dei Circuiti Integrati. L'inquinamento delle falde idriche è dovuto ai solventi, quali ad esempio, il tricloroetilene, usato per lavare i circuiti integrati ed il tetracloroetilene, usato prevalentemente nella pulitura a secco. Entrambi questi prodotti chimici sono cancerogeni. La Legge per il Controllo dell'Inquinamento dell'Acqua, emendata nel 1989, include disposizioni per ridurre le sostanze tossiche nelle falde idriche, comprese queste due.
Un'ulteriore revisione, nel 1996, garantisce agli amministratori l'autorità per costringere gli inquinatori alla bonifica. L'Agenzia per l'Ambiente sta attualmente deliberando sulle norme relative all'applicazione della legge. Vi sono casi ancora pendenti in cui l'inquinatore è sconosciuto o impossibilitato a sostenere il grave onere finanziario.
La quantità delle sostanze chimiche emesse nell'atmosfera è cresciuta insieme alla crescita delle sostanze inquinanti derivanti dalle alte tecnologie. Per ridurre queste sostanze inquinanti e prevenire futuri danni alla salute, la Legge per il Controllo dell'Inquinamento dell'Aria è stata revisionata nel 1996. Le nuove clausole rendono vincolante per le aziende rendersi conto della quantità di sostanze inquinanti emesse, incluse quelle derivanti dalle alte tecnologie, e sviluppare misure per il controllo degli scarichi.
Vi sono 234 sostanze classificate come sostanze cancerogene che inquinano l'atmosfera. Di queste sostanze, quelle che necessitano di un' immediata attenzione, come il benzene, contenuto nella benzina, il tricloroetilene ed il tetracloroetilene, sono state contrassegnate per essere sottoposte alla verifica degli standard di controllo. Nell'autunno 1997, la diossina è stata aggiunta a questa critica lista.
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