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La letteratura scritta giapponese si
configura come una delle più ricche di tradizioni orientali. Sin dalle sue
origini nell'VIII secolo ha subito influenze straniere. Prima della metà
del XIX secolo, la principale fonte d'influenza era stata la cultura
cinese. Dopo la metà del XIX secolo, l'impatto della moderna cultura
occidentale divenne predominante.
La letteratura antica e del periodo
Heian
Le ambascerie ufficiali presso le dinastie cinesi
Sui (589-618) e Tang (618-907), rispettivamente "kenzuishi" e
"kentoshi", introdotte nel 600, furono il principale veicolo
attraverso il quale la cultura, la tecnologia e i metodi di governo cinesi
furono introdotti in Giappone. Il "Kojiki" (712; "Kojoki: vecchie
cose scritte") e il "Nihon-shoki" (720; "Nihon-shoki") il primo
scritto in un ibrido sino-giapponese e il secondo in cinese classico,
furono redatti sotto il patrocinio del governo allo scopo di avvalorare la
legittimità della sua amministrazione. Tuttavia, tra queste raccolte di
miti, genealogie, leggende di eroi popolari e documenti storici, appaiono
alcuni canti - ampiamente irregolari nella metrica e scritti con caratteri
cinesi rappresentanti parole o sillabe giapponesi - che compenetrano la
natura del verso preletterario giapponese. La prima importante
raccolta di poesie autoctone, anch'esse scritte in caratteri cinesi, fu il
"Man'yoshu" (tardo VIII secolo; "Antologia della poesia giapponese
classica: il Manyoshu"), che contiene versi, soprattutto poemetti "waka"
in 31 sillabe, composti in gran parte tra la metà del VII e la metà
dell'VIII secolo. I primi componimenti poetici della raccolta sono
caratterizzati dall'espressione diretta di forti emozioni, mentre quelli
di più tarda provenienza mostrano l'emergere di convenzioni retoriche e di
una sottigliezza espressiva che hanno dominato la successiva tradizione
della poesia di corte. |
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Una conquista straordinaria della metà del IX
secolo fu lo sviluppo di una ortografia autoctona ("kana") per la
rappresentazione fonetica della lingua giapponese. Impiegando
integralmente i caratteri abbreviati della scrittura cinese per indicare i
suoni giapponesi, il sistema contribuì ad approfondire la consapevolezza
di una tradizione letteraria indigena distinta da quella cinese. I poeti
redassero raccolte ("shikashu") dei propri versi e, ricorrendo
parzialmente a questi, nei primi anni del X secolo fu compilata la prima
delle 21 antologie imperiali di poesia autoctona, il
"Kokin-wakashu" (905; "Kokin-wakashu") L'introduzione del
"kana", inoltre, portò allo sviluppo di una letteratura dialettale
in prosa, antichi esempi della quale sono l'"Ise monogatari" (metà del X
secolo; "I racconti di Ise"), una raccolta di vignette incentrata sui
poemi, e il diario "Tosa nikki" (935; "The Tosa Diary"). Nel tardo X
secolo, il predominio dei principi reggenti Fujiwara, il cui potere sugli
imperatori dipendeva dal fatto che le loro figlie divenivano consorti
imperiali, portò alla formazione di circoli letterari femminili alle corti
delle imperatrici, e furono queste donne che produssero i grandi classici
in prosa dell'XI secolo. Queste opere, come "Genji monogatari" (inizio
dell'XI secolo; "Storia di Genji: il principe splendente"), un racconto
romanzato di Murasaki Shikibu e il "Makura no soshi" (996-1012; "Note sul
guanciale"), una raccolta di saggi di Sei Shonagon, sono considerate dai
giapponesi una linea di demarcazione nello sviluppo della tradizione
letteraria autoctona.
La letteratura
medioevale
Durante il periodo medioevale (dalla metà del XII
al XVI secolo), il più importante evento nello sviluppo della poesia fu la
nascita del verso legato ("renga"). Il "renga", che nasceva
dalla tradizione di corte del "waka", fu coltivato dalla classe
guerriera e dai gentiluomini di corte; alcuni fra i migliori poeti di
"renga", come Sogi, erano però comuni cittadini. Un importante
sviluppo della letteratura in prosa dell'epoca medioevale fu il racconto
di guerra ("gunki monogatari"). "Heike monogatari" (inizio
del XIII secolo; "The Tale of the Heike") narra gli eventi della guerra
tra le famiglie Taira e Minamoto che portò alla fine del dominio
imperiale; fu diffuso tra tutti i ceti sociali da monaci itineranti che
cantavano le storie accompagnandosi con il "biwa", uno
strumento simile al liuto. Il sovvertimento sociale dei primi anni
dell'era portò alla comparsa di opere influenzate profondamente dal
concetto buddista dell'instabilità delle cose terrene ("mujo"). Il
tema del "mujo" fornisce la nota di fondo dell'"Heike
monogatari" e delle raccolte di saggi "Hojoki" (1212; "Ricordi
della mia capanna"; "Ricordi di un eremo"), di Kamo no Chomei e
"Tsurezuregusa" (1330 circa; "Ore d'ozio"; "Momenti d'ozio") di
Yoshida Kenko.
La letteratura del periodo
Edo
La formazione di un governo centrale stabile ad Edo
(odierna Tokyo), dopo circa 100 anni di disordine, e la crescita di
un'economia di mercato basata sull'uso assai diffuso di una moneta
unificata, portarono, nel periodo Edo (1600-1868), allo sviluppo di una
classe di cittadini agiati. La prosperità generale contribuì ad una
crescita del grado di istruzione e le opere letterarie divennero prodotti
commerciabili, dando origine ad una industria editoriale. Bozzetti
umoristici romanzati della società contemporanea come "Koshoku ichidai
otoko" (1682; "Vita di un libertino") di Ihara Saikaku, furono
grandissimi successi commerciali e opere in prosa, spesso illustrate
minuziosamente e rivolte ad un pubblico di massa, divennero un pezzo forte
della letteratura del periodo Edo. Furono aperte sale teatrali per la
rappresentazione del teatro delle marionette ("joruri") e
del "kabuki", i cui intrecci spesso avevano per tema i conflitti
causati dall'ordine sociale rigidamente gerarchico, istituito dallo
shogunato Tokugawa. La forma poetica in 17 sillabe, conosciuta come
"haikai" (più tardi chiamata "haiku", il cui soggetto
prendeva spunto dalla natura e dalla vita della gente comune, fu innalzata
al livello di alta poesia da Matsuo Basho. Questo poeta è noto soprattutto
per i suoi diari di viaggio, come l'"Oku no hosomichi" (1694; "Il
sentiero dell'Oku"). Alcuni filologi, tra cui Keichu, Kamo no Mabuchi e
Motoori Norinaga, scrissero studi scolastici sui testi dell'antica
letteratura, come il "Kojiki", il "Man'yoshu" e il "Genji
Monogatari". |
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La letteratura
moderna
La restaurazione imperiale del 1868 fu seguita
dall'introduzione su larga scala della cultura e della tecnologia
occidentali, che soppiantarono ampiamente la cultura cinese. L'effetto fu
che il romanzo si confermò un genere importante e degno di rispetto della
letteratura giapponese. Un evento connesso fu il graduale abbandono della
lingua letteraria in favore dell'uso del linguaggio colloquiale.
Futabatei Shimei produsse ciò che è stato definito il primo romanzo
moderno giapponese, "Ukigumo" (1887-1889; "Il Turbine"). Ciò
che è sorprendentemente innovativo nel romanzo è lo stile colloquiale del
linguaggio usato, la concezione di Futabatei della condizione del suo eroe
nel contesto di una società in continua evoluzione e l'acuto esame
psicologico del protagonista. Nell'ultimo decennio del secolo scorso
l'indagine psicologica di Futabatei fu adottata da numerosi giovani
scrittori. Una delle opere di narrativa di maggior impatto emotivo,
scritte nel suo stile, fu il raconto "Takekurabe" (1895-1896;
"Growing up") di Higuchi Ichiyo. In questa storia di ragazzi che vivono in
un quartiere a luci rosse, Ichiyo descrive la solitudine adolescenziale e
la confusione che accompagna l'inizio della pubertà. Un altro scrittore,
Shimazaki Toson, racconta nel suo primo romanzo, "Hakai" (1906;
"L'ingiunzione violata"), la storia di un insegnante che nasconde di
essere nato in una comunità di fuori-casta, finchè realizza che la sua
unica salvezza consiste nel vivere apertamente nella verità. Dopo
"Hakai", tuttavia, Toson si rifugiò nel suo mondo privato adottando
il genere letterario della storia personale, noto come il "romanzo
dell'Io"(shishosetsu). Il romanzo realistico moderno giapponese
giunse a piena maturità con Natsume Soseki. I suoi protagonisti sono di
solito uomini di cultura universitaria, resi vulnerabili dal nuovo egoismo
e da una percezione esageratamente acuta del loro isolamento dal resto del
mondo. Colpa, tradimento ed isolamento sono per Soseki le inevitabili
conseguenze della liberazione dell'io e di tutte le incertezze derivanti
dall'avvento della cultura occidentale. Questi temi vengono trattati nei
suoi romanzi "Kokoro" (1914; "Anima"), "Mon" (1910; "Te
Gate") e "Kojin" (1912-1913; "Te Wayfarer"). Mori Ogai per primo
conquistò riconoscimenti con tre brevi racconti romantici ambientati in
Germania. Il più famoso, "Maihime" (1890), tratta della disperata
storia d'amore a Berlino di un giovane studente giapponese con una
ballerina tedesca. Le sue ultime opere più rappresentative sono studi
ronanzati storici e biografici, come quello sulla vita di un medico del
periodo Edo presentato in "Shibue Chusai" (1916). Akutagawa
Ryunosuke è stato uno dei più famosi scrittori giapponesi di racconti
brevi. Racconti come "Rashomon" (1915; "Rashomon") e "Yabu no
naka" (1922; "Nel bosco") sono narrati in maniera brillante, unendo
sottigliezza psicologica e umorismo a un fantastico gusto del grottesco.
Nagai Kafu, le cui vita e opera rispecchiarono il contrasto tra il
Giappone moderno ed un rimpianto per l'antico, è meglio conosciuto per le
sue opere elegiache. "Bokuto kidan" (1937; "Una strana storia al di
là del Sumida"), un notevole esempio di questo genere di romanzo, dipinge
con teneri particolari il piccolo mondo evanescente dei sobborghi di
Tokyo. Lo scrittore che più chiaramente riflettè il senso di perdita e
confusione che seguì la devastante esperienza della Seconda Guerra
Mondiale fu Dazai Osamu. "Shayo" (1947; "Il sole si spegne") ed il
romanzo pubblicato proprio prima del suo suicidio, "Ningen
shikkaku" (1948; "Lo squalificato"), attrassero un gran numero di
lettori. Non molto tempo dopo la sconfitta, Tanizaki Jun'ichiro pubblicò
il suo capolavoro, l'imponente romanzo "Sasameyuki" (1943-1948;
"Neve sottile"). La cronaca della vita delle figlie di una nobile famiglia
di mercanti nell'ultima fase del declino prima dello scoppio della guerra,
è una magnifica elegia sulla scomparsa definitiva di tutto ciò che
rimaneva di un mondo più antico ed elegante. In romanzi come
"Yukiguni" (1935-1948; "Il paese delle nevi"), il Nobel Kawabata
Yasunari crea enormi distanze tra i suoi personaggi, suggerendo la paura
dell'intimità che minaccia persino la più promettente delle relazioni
umane. Dopo la guerra, Kawabata iniziò a scrivere quelle che egli definì
"elegie per il Giappone perduto" in opere come "Yama no oto"
(1949-1954; "Il suono della montagna"). Nondimeno, gli scrittori
giapponesi dei primi anni del dopoguerra non potevano essere considerati
esclusivamente nei termini dello shock e del turbamento derivanti dalla
sconfitta. Dopo il 1945, ci fu, infatti, una vigorosa rinasciata
dell'attività letteraria, e un nuovo gruppo di scrittori, che esordì in
quel periodo, divenne noto come la "prima generazione" di autori del
dopoguerra. Tra i membri di questo gruppo troviamo Noma Hiroshi e Ooka
Shohei. La "seconda generazione" degli scrittori del dopoguerra annovera
Abe Kobo e Mishima Yukio. Abe avrebbe creato un particolare genere di
allegoria esistenziale di tipo kafkiano in romanzi come "Suna no
onna" (1962; "La donna di sabbia"), mentre Mishima attirò una schiera
di lettori internazionali con la sua ricca sensibilità estetica, evidente
in opere come "Kinkakuji" (1956; "Il Padiglione d'oro"). I
critici hanno fissato un punto di svolta negli anni '50; da questo momento
il romanzo giapponese non può più essere facilmente classificato nei
termini della coscienza del primo dopoguerra. A partire da questo periodo,
fu portata a compimento una ripresa ed una ristrutturazione della forma
del romanzo dell'Io da una "terza generazione" di scrittori del
dopoguerra, tra i quali citiamo Kojima Nobuo, Yasuoka Shotaro, Yoshiyuki
Junnosuke e Shimao Toshio. E' da includere in questo gruppo anche Endo
Shusaku, un cattolico convertito che esamina i temi del tradimento, della
codardia e del martirio in romanzi come "Chinmoku" (1966;
"Silenzio"). Dagli anni `60 in poi, gli scrittori hanno cercato di
sintetizzare i molteplici modi di affrontare il romanzo o di sperimentare
nuove vie narrative. Oe Kenzaburo, che ha ricevuto il premio Nobel per la
letteratura nel 1994, è stato un prodigioso genio inventivo del romanzo
contemporaneo; in romanzi come "kojintekina taiken" (1964,
"Un'esperienza personale") e "Man'en gannen no futtoboru" (1967;
"Il grido silenzioso") c'è una continua sperimentazione di nuovi modi e
forme narrative. Tsushima Yuko, figlia di Dazai Osamu, ha esplorato la
vita di donne ragazze madri in "Choji" (1978; "Il figlio della
fortuna"). Infine, la generazione cresciuta nella cultura
internazionale degli ultimi decenni ha trovato la sua voce in scrittori
come Murakami Ryu, autore di "Kagirinaku tomei ni chikai
buru" (1976; "Blu quasi trasparente") e Murakami Haruki, il cui
"Noruue no mori" (1987; "Tokyo Blues") ha venduto più di tre
milioni di copie. Yoshimoto Banana, nata nel 1964, descrive vividamente in
"Kitchin" (1987; "Kitchen")la vita di persone che si trovano in
situazioni di disperato isolamento. Questi scrittori hanno raggiunto una
immensa popolarità tra i giovani lettori in Giappone e all'estero.
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